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Congresso  UniCaDUEPUNTOZERO

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CAGLIARI

22 Marzo 2013  Cagliari

 

riprese e montaggio Aservice Studio srl

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Marco Meloni

Coordinatore Unica 2.0

 

 

 

vi lascio semplicemente

con un grazie

per avermi ricordato ogni giorno  

che solo innamorandosi

di grandi idee

si possono fare grandi cose

 

Marco Meloni

Coordinatore Unica 2.0

 

 

si ringrazia per la collaborazione

 

 

 newsletters aladinpensiero

 

 

 

Massimo Zedda

Sindaco di Cagliari

 

 

Daniela Noli

Presidente ERSU

 

 

Marta Ecca

Assessore alle Politiche Giovanili

Provincia di Cagliari

 

 

Michele Orezzi

Coordinatore Nazionale

 

Eletto il nuovo coordinatore Unica 2.0

Francesco Pitirra

 

Auguri e buon lavoro

 

 

 

 

 

Care compagne e cari compagni, buon giorno e buon congresso.

 

Sono le 10:45 del 22 marzo e mentre noi siamo in questa sala il nostro paese e la nostra isola vivono la peggiore crisi dal dopo-guerra,  i tagli all’istruzione, ex 133 del 2008 in primis, mettono in ginocchio le università pubbliche di tutta Italia; l’applicazione della Legge Gelmini, mese dopo mese, porta ad una disastrosa riduzione dell’offerta formativa e genera un’organizzazione degli atenei da una parte sempre più farraginosa e confusa e dall’altra sempre più aziendalistica, facendo gradualmente e inesorabilmente perdere il senso di comunità accademica e gestione responsabilmente condivisa; il drammatico sottofinanziamento del Diritto allo Studio ci colloca come fanalino d’Europa e dei paesi industrializzati nella tutela di questo fondamentale principio costituzionale;  molti ragazzi sono costretti a rinunciare ai gradi più elevati degli studi, spesso prima di intraprenderli, così calano le immatricolazioni, 58'000 in meno in neanche dieci anni in Italia, delle quali molte, troppe, vengono dall’Ateneo Cagliaritano ,che in questi 10 anni ha perso quasi 10'000 studenti; il tasso di disoccupazione giovanile è al 37,1% a livello nazionale e al 44,7% a livello regionale, ai quali si aggiungono i tanti giovani condannati alla precarietà; chiudono le fabbriche pagando decenni di mancata programmazione e gestione scellerata delle risorse, le piccole-medie imprese sono strangolate ed insieme alle attività ogni giorno falliscono i progetti di tanti uomini e tante donne; all’impoverimento economico-sociale che insieme al pane fa mancare la dignità al nostro popolo segue, o forse anticipa, l’impoverimento socio-culturale. “Dalla cultura non si mangia” e così chiudono scuole, corsi universitari, teatri, cinema, musei e tanti progetti culturali; l’egoismo domina nei singoli come nella società, chiamano meritocrazia, stuprando un termine che dovrebbe rappresentare valori ben diversi, quello che in realtà significa solo spinta alla prevaricazione per la sopravvivenza.

 

Pensando a queste e a tante altre disastrose problematiche, a questo punto, forse verrebbe da chiedersi perché un congresso, perché perdere tempo a riunirsi e discutere, perché da una parte non riversarsi nelle piazze sino allo sfinimento, oppure dall’altra perché non arrendersi e pensare ciascuno alla propria vita, anzi alla propria lotta per la sopravvivenza. Il perché è semplice quanto ambizioso, si basa sulla convinzione che per il cambiamento occorra costruire un’alternativa credibile, occorra compiere un percorso di discussione ed elaborazione, occorra saper distruggere quanto costruire. Noi come UniCa 2.0 oggi come ieri questa responsabilità scegliamo di prenderla. Oggi più di ieri la politica non bisogna né subirla né combatterla, bisogna farla. A partire dai singoli corsi, passando per l’intero nostro Ateneo, arrivando agli enti locali alla Regione, sino al livello nazionale, nel quale lavoriamo, ci confrontiamo e lottiamo insieme all’Unione degli universitari.Fieri e difensori della nostra indipendenza e autonomia ma allo stesso tempo consapevoli che le battaglie hanno bisogno di unione, comunione d’intenti e lavoro condiviso: oggi sanciamo ancora una volta questo rapporto di fratellanza e rispetto.

 

Chi, come noi, sottopone a critica la realtà e gli attori che ci circondano, non può esimersi dalla critica rivolta a se stesso, anzi deve quotidianamente saper partire da essa per migliorare e andare avanti. La nostra strada è ancora lunga e tortuosa. Dobbiamo ancora investire grandi energie nella rappresentanza nei singoli corsi e nelle singole commissioni e radicarci in ognuno di essi conoscendo e affrontando ciascun singolo problema. Nel corso di quest’anno e mezzo, anche dopo le elezioni universitarie ed il conseguente rinnovamento delle cariche, la nostra assenza ha pesato in molti corsi, molte sono le criticità che non siamo riusciti ad intercettare. Mobilitazioni, grandi temi e numerose contingenze ci hanno spesso spinto a preferire il lavoro a livello centrale a discapito dell’impegno nei singoli corsi. La ricerca di un equilibrio tra i due livelli deve essere nostro obiettivo prioritario, non possiamo porre nella nostra agenda grandi temi, progetti e proposte se essi non maturano da un lavoro quotidiano nelle aule, nelle biblioteche, accanto ai nostri colleghi.  Dobbiamo, ancora, interrogarci sul problema della partecipazione e soprattutto trovarne soluzioni concrete, non possiamo arrenderci alle criticità della delega della rappresentanza. Troppo spesso ci siamo sentiti soli nelle piazze e nelle aule nelle quali abbiamo denunciato i problemi della nostra generazione.

 

Dobbiamo lavorare perché tutti i nostri colleghi siano con noi nelle proteste quanto nelle assemblee e non solo al momento del voto. Inoltre, il nostro impegno deve essere forte affinché quel momento di democrazia coinvolga sempre più studenti e che avvenga in maniera consapevole, come scelta di un progetto e non solo come un favore ad un amico. Probabile che serva un approccio più diretto, dialogare anche singolarmente con ogni studente, coinvolgere una persona alla volta se necessario, cercando sempre nuove chiavi di lettura, nuovi temi e strumenti, sapendo parlare al fuori corso così come alla matricola. Il lavoro quotidiano che richiede un progetto come il nostro, sia quando l’onda della protesta è alta ma sia anche quando l’onda lascia posto alla disillusione e alla disaffezione,  non deve essere un alibi, ma un punto di forza di chi vuole coinvolgere sempre, di chi non si arrende, di chi nel conflitto combatte ogni giorno.

 

Infine, l’impegno non può essere svincolato dai risultati.

Consapevoli di dover lottare per le virgole in organi sempre più chiusi alle nostre proposte e di fronte ad istituzioni sempre più sorde, dobbiamo ad ogni costo batterci per ottenere maggiori tutele e qualità. Dal programma di un singolo esame, ai regolamenti generali d’Ateneo questa deve essere una priorità. Noi non siamo una mera scuola di politica, siamo un gruppo e un progetto che la buona politica vuole portarla avanti. In questo anno e mezzo abbiamo fatto tanto, con impegno e fatica abbiamo portato avanti un progetto nato 5 anni fa con grande lungimiranza. Voglio qui ricordare alcune dei momenti più significativi che hanno segnato la nostra crescita in questo mandato.

 

Parto, per il significato che ha avuto, dalla mobilitazione contro il DM Profumo, contro l’ennesimo attacco al diritto allo Studio, che rischiava, e potrebbe ancora rischiare, di esserne la pietra tombale. Parto dalla decisione di occupare il Palazzo delle Scienze presa in assemblea, primi in Italia, in un pessimo periodo per uno studente universitario, piena sessione di esami, parto dalla responsabilità che ci siamo sentiti addosso di reagire, di costituire un presidio dal quale diramare informazioni e denunce sulla condizione drammatica degli studenti. Ore di discussione e azioni dimostrative che si sommano alla mobilitazione di autunno nel quale abbiamo denunciato il vergognoso e colpevole taglio delle borse di studio da parte della Regione Sardegna che ha portato al 42% gli idonei non-beneficiari (quelli studenti, per chi non lo sapesse, che pur rispettando tutti i requisiti di reddito e merito si vedono privati dei loro diritti per carenza di fondi).

 

Mobilitazione alla quale è seguita un’importante azione giudiziaria attraverso la quale UniCa 2.0 ha promosso e sostenuto un ricorso che mette in luce come l’importo delle borse di studio in Sardegna sia il più basso d’Italia l’unico a violare il DPCM del 2001 e i successivi decreti adeguativi. Le critiche dovute a mancanze nella comunicazione non devono fermare le lotte, ma impongono spiegazioni e condivisione per ampliarne il fronte.

 

Queste lotte non sarebbero state però possibili senza un intenso lavoro precedente dentro l’Università e nella società. A partire dal lavoro negli organi, in Consiglio di amministrazione, in Senato Accademico, nelle Facoltà e nei corsi. Per citare solo uno degli argomenti sui quali ci siamo soffermati a lungo sottolineo il grande lavoro fatto sul Regolamento Didattica, che, se pur ha visto un nostro voto contrario, poiché permangono numerose e gravi criticità, ha reso possibile la tutela di numerose garanzie per gli studenti messe a repentaglio.

 

Insieme a questo, fondamentali son state le numerose nostre iniziative culturali, finalizzate da una parte alla crescita su temi di interesse generale dall’altra alla creazione di dibattito pubblico aperto a tutta la comunità.

  • Giornata internazionale dello studente universitario: 17 novembre […] -> conferenze, mostre, momenti di poesia e musica;

  • Resistenza: partigiano Nino Garau […] -> storia viva e lotte attuali;

  • Italia sono anch’io: ius soli […] -> i Diritti non sono un bene deperibile, più gli estendiamo più né godiamo tutti, battaglia di civiltà;

  • Buona la prima: rassegna cinematografica […] -> valore della cultura;

  • Impegno per i Diritti civili: Queeresima, iniziativa con l’ARC Gay-pride […]

Sino alle iniziative aggregative che confermano il nostro impegno per una cittadinanza studentesca 24 su 24, che sappia rendere anche i momenti di svago ricchi di musica, cultura e scambio. Concludo questo excursus con la fase congressuale, che non inizia certo oggi, un percorso di mesi nel quale abbiamo ritenuto fondamentale approfondire i nostri temi, ampliandoli e arricchendoli di nuovi punti di vista, sia interni che esterni alla associazione. Le tante Plenarie, Commissioni e Assemblee pubbliche sono parte integrante di questo Congresso, quanto lo è questa giornata stessa.

 

Tutto il lavoro svolto sin qui è stato possibile grazie alla forte e costante volontà di apertura, sia ai singoli che alle associazioni. (ringrazio le associazioni presenti) Pur nel rispetto dei nostri ideali, abbiamo sempre ritenuto la diversità la nostra vera ricchezza. Il confronto tra studenti provenienti dai territori e dalle estrazioni più differenti, con storie ed esperienze molto diverse, unita alla volontà di estendere questo confronto a tutta la società, ha permesso più di ogni altra cosa il raggiungimento dei nostri traguardi.

 

Voglio citare su questo punto il rapporto con l’Associazione Eureka e rimarcare quanto per noi sia importante poter dialogare a livello locale con una realtà organizzata che si occupi degli studenti medi. Il percorso di collaborazione è solo all’inizio, ma sarà nostro compito insieme investirvi energie e creare, rispettando l’indipendenza di entrambi, sempre più momenti condivisi.

 

Molto è stato fatto ma molto è ancora da fare. Prioritario sarà occuparci della riscrittura del Regolamento Tasse che attualmente contiene molteplici criticità dalla distribuzione iniqua degli importi alle sovrattasse di demerito e di discontinuità […]

A livello di iniziative e di discussioni molti sono i temi già in agenda: dai Diritti civili, al tema della bioetica, dalle energie rinnovabili al prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, dal lavoro al numero chiuso.

Alcune direzioni son tracciate, alcune iniziative programmate ma, sarà soprattutto compito dell’Associazione e di chi se la prenderà sulle spalle fare le proprie scelte e far vivere la propria politica nelle iniziative che deciderà di portare avanti.

Mi soffermo a questo punto sul lavoro che dovremo compiere confrontandoci con le istituzioni.

 

Non è un caso che non vediate in questa sala nessuno a rappresentare la Regione Sardegna, non ci sono oggi così come non ci sono stati tutti questi anni. Avrei e avremo voluto dire al Governo regionale che il taglio di 3 milioni di euro allo stanziamento per le Borse di studio portato avanti quest’anno è vergognoso, che il finanziamento, non solo non deve essere tagliato, ma che deve essere subito aumentato, affinché tutti gli studenti sardi aventi diritto percepiscano la borsa e affinché quest’ultima sia quantomeno pari a quella dei loro colleghi nazionali.

L’autonomia, lo statuto speciale, deve essere utilizzato per ampliare i diritti del nostro popolo non per peggiorarne la condizione e l’umiliazione. Chiediamo con forza la riscrittura della Legge regionale sul Diritto allo Studio del 1987, ormai completamente obsoleta, e chiediamo di prenderne parte alla riscrittura con la garanzia che gli sia garantita la necessaria copertura finanziaria.

Chiediamo con forza la ridiscussione delle tariffe e delle tratte di trasporto sia regionali che locali che dalla Regione dipendono.

Esigiamo un serio intervento programmato e concreto della Regione sul tema del lavoro, in particolare quello giovanile, al fine di creare nuova occupazione e combattere la precarietà.

I voucher regionali sono solo l’ennesima buffonata, non servono elemosine a pioggia, serve un programma concreto e risolutivo.

Pretendiamo inoltre un ruolo attivo della Regione nel settore culturale e formativo, nell’internazionalizzazione, in ricezione così come in invio, e nelle politiche giovanili.

 

L’ERSU, ente strumentale della Regione stessa, si trova in un’evidente condizione di sottofinanziamento ed è impossibilitato a garantire un servizio realmente rispondente alle esigenze degli studenti del nostro Ateneo. Più volte abbiamo chiesto e chiederemo di battere i pugni sul tavolo della Regione perché i finanziamenti necessari siano erogati. 42% degli idonei non beneficiari, importo delle borse di studio più basso d’Italia, 950 posti letto nelle Case dello Studente, nemmeno tutti disponibili, su oltre 15000 fuori sede, interi poli universitari distanti km dalle mense, sono solo alcune delle principali emergenze davanti alle quali non si può più attendere.

 

Ai difficili rapporti con la Regione e alle proposte che è necessario continuare a portare con forza, non possiamo che aggiungere una posizione critica verso l’Università degli studi di Cagliari. La riforma Gelmini traccia solchi profondi ai quali il nostro Ateneo non è stato capace di porre argini. Mettemmo in guardia sin dal processo statutario tutta la comunità accademica sugli esiti che ci saremo trovati davanti. Giorno dopo giorno constatiamo una burocratizzazione a tutti i livelli e una gestione sempre più aziendalistica che rende più agevole l’erosione dei diritti studenteschi. A tutto ciò si aggiunge la chiusura dell’Università nei confronti del territorio, sempre più Cattedrale nel deserto, incapace di porsi come faro e guida della società, come polo culturale e attore protagonista nel panorama della nostra terra, quale vorremo che fosse.

 

Il Comune di Cagliari, infine, rimane un interlocutore fattivamente assente, confermiamo la fiducia nell’amministrazione comunale ma non possiamo non sottolineare come il percorso di trasformazione di Cagliari in città universitaria soffra di un rallentamento che rischia di far perdere alla città e a tutti gli studenti una grande occasione.

Auspichiamo di essere coinvolti nei processi decisionali e ribadiamo il valore sostanziale, e non solo formale, della concertazione e della condivisione che sia genera provvedimenti più efficaci e diretti sia alimenta la responsabilizzazione dei cittadini e degli studenti.

UniCa 2.0 per affrontare molte di queste tematiche citate e per tante altre che ho, per motivi di tempo, dovuto omettere, chiede l’apertura di una Conferenza dei Servizi tra tutte le istituzioni e la rappresentanza studentesca e aspetta con ansia la possibilità di portare all’interno di essa le proprie proposte.

 

Avviandomi alla conclusione, tengo molto a dare un senso preciso alla discussione e votazione del Documento politico e del nuovo esecutivo che avverrà nel corso di questa giornata, un senso preciso al rinnovamento che ancora una volta sceglieremo. Non basta cambiare i nomi, se non cambiano le idee e i punti di vista, non c’è nulla di più triste di giovani con vecchie idee. Ecco perché l’invito a tutta l’Associazione è quello di saper guardare oltre, essere convinti di poter cambiare e fare meglio. Le basi dalle quali partire sono solide ma mai devono essere un limite o un freno. Apriamoci a nuove idee, nuove proposte e temi, esploriamo nuove strade, impariamo sempre più ad ascoltare da chi ci è più vicino a chi più lontano.

  

Termino qui.

So che vi aspettate una mia solita citazione, non la farò. Vi lascio molto semplicemente con un GRAZIE

Grazie di avermi ascoltato oggi, grazie di avermi tanto sopportato e grazie di avermi ricordato ogni giorno che solo innamorandosi di grandi idee si possono fare grandi cose.

 

Marco Meloni

 

 

 

 

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